
Sul numero di Giugno di Gracie Magazine (#158) è uscito un articolo che ho trovato delizioso e che penso possa aiutare tutti a capire lo spirito con cui bisogna vivere il JiuJitsu.
Ana Yagues ha raccontato la sua gravidanza all'insegna dell'Arte Suave. Non ha mai smesso di allenarsi durante questo periodo e ha raccontato a Gracie Magazine come il suo corpo, il suo JiuJitsu e la sua mente si sono evoluti con questa esperienza.
Ana è una ragazza tedesca cintura blu della Gracie Barra, che simpaticamente racconta come gli eventi importanti della sua vita sono stati associati a competizioni di JiuJitsu; ad esempio il matrimonio, naturalmente a LasVegas dopo il Mondiale..
-: La mia vita fu totalmente influenzata dal JiuJitsu dal primo giorno in cui indossai il Kimono per provare questa novità :-
Ana è ed era anche prima della gravidanza una granda appassionata
-: mi allenavo sei volte alla settimana, con uomini nella maggior parte delle volte, senza mai mancare. Il mio JiuJitsu migliorava, io figuravo relativamente bene nelle competizioni, tutto molto normale.. Fino a che non rimasi incinta. :-
-: In quell'istante, tu, la tua vita, il JiuJitsu incluso, cambiano per sempre.
Come disse Darwin, non è il più forte che sopravvive e neanche il più intelligente, ma è chi è meglio in grado di adattarsi. Spetta a noi applicarlo nel JiuJitsu e nella vita in generale. :-
Così la nostra amica cominciò un processo di studio interiore teso ad ascoltare il proprio corpo.
Ridusse la frequenza di allenamento da sei a quattro volte alla settimana, continuò a allenarsi nella parte dedicata alla preparazione atletica e alla postura di combattimento.
-: Passai, anche, a scegliere partner di allenamento di cintura più alta per fare del Rolling più soave, colleghi di palestra che non ponessero la mia salute in pericolo :-
Molto spesso si limitava ad assistere alle lezioni a cui non poteva più partecipare e grazie a questa strana condizione capì l'importanza di osservare con attenzione i dettagli.
Addirittura Ana ci racconta di come s'inventò l'attività di dare piccole lezioncine ai suoi compagni di palestra meno esperti, proprio sui dettagli delle varie tecniche.
Dopo il settimo mese, per questa giovane amante dell'arte suave, diventò impossibile praticare normalmente JiuJitsu per via delle dimensioni della pancia.
Smise?.. nient'affatto!
-: Il segreto è ascoltare il proprio corpo. Io mi allenavo quando il mio corpo si sentiva bene, smettevo quando il mio corpo me lo chiedeva. investii tempo nelle ripetizioni delle finalizzazioni "semplici", come Ezechiele e Kimura dalla Montada. C'è sempre un nuovo dettaglio da imparare. :-
E mentre ci racconta la sua personalissima esperienza e di come alla fine dei conti il JiuJitsu le sia servito come un'ottima ginnastica prenatale, si arriva in fondo all'articolo dove questa simpatica madre in kimono da la sua chiave di lettura
-: Fare una famiglia non deve far si che il JiuJitsu venga messo da lato. Più che compatibili, i figli e il JiuJitsu sono una grande combinazione. :-
Di certo quello che mi ha spinto a scrivere questo post non è il valore del JiuJitsu come ginnastica prenatale; cosa che sarebbe ridicola e per la quale penso si sia trattato di una felice esperienza del tutto personale.
Il vero significato su cui vale la pena di riflettere è il valore del JiuJitsu come ricerca del Benessere.
Troppe volte sui tatami si vedono individui coperti, più che da un kimono, dal proprio Ego e così accecati, tentano di distruggere più che costruire.
Ma il JiuJitsu non è questo..
Nella lotta quando si arriva alla finalizzazione e l'avversario si arrende, proprio in quel momento quando tutto sarebbe possibile, invece il praticante di JiuJitsu si ferma.
Su questo aspetto vale la pena di riflettere, perchè è questo lo spirito che deve guidarci in ogni momento quando si pratica.
Ogni secondo che compone un'ora o un'ora e mezzo di allenamento deve essere vissuta con l'intento di costruire qualcosa di buono ed utile per se stessi e per gl'altri.
-: colleghi di palestra che non ponessero la mia salute in pericolo :-
Ascoltare il proprio corpo, appare come un'alchimia, ma è una sensibilità che si deve assolutamente riscoprire ed allenare tutti i giorni.
Il fatto poi che potrà tornarci utile facendo JiuJitsu passa in secondo piano di fronte al fatto che è una delle chiavi del Benessere e l'amica che ci ha raccontato la sua storia ne è un esempio lampante.
La ricerca del Benessere, che è un concetto molto ampio che va dal fare un all'allenamento divertente fino al seguire un determinato stile di vita, è un'obbiettivo per il quale, riprendendo l'esempio di Ana Yagues, è necessario sapersi adeguare al mutare delle proprie condizioni.
Sono molte, troppe, le persone che hanno praticato sport a livello agonistico, generalmente in corrispondenza al periodo in cui sono stati studenti, periodo in cui si ha più forze e più tempo libero e dopo il quale smettono totalmente di praticare.
Ovvero nel momento in cui non si ha più tutto il tempo a disposizione o non si dispone più del vantaggio della giovane età molti interrompono di praticare.
Dove finisce la passione che li animava? Dove finiscono i sacrifici fatti? L'esperienza accumulata? Il senso di benessere che c'era dopo un tosto allenamento?
In queste domande senza risposta sta la sconfitta dell'individuo; una sconfitta che pesa molto più che le medaglie che può aver mai conquistato nella sua carriera.
Adattarsi ... è invece la risposta del Marzialista vero, che pratica per ricercare il proprio Benessere; che fosse ieri per una pesante medaglia oppure che sia oggi per migliorare la tecnica o per il gusto ludico di stare sul tatami, non importa.